Biografia


Nato a Catania nel Giugno ’67 ha dapprima frequentato la Scuola di  Pittura “Antonello da Messina” a Legnano per poi approfondire  ed affinare l’indole artistica con il maestro Vanni Saltarelli.

Il suo percorso inizia con una voglia di “libertà” espressiva, del tutto personale, che lo porta a ricerche quasi “impressioniste”: l’amore per la luce, il desiderio di aria “pulita”, la voglia e l’entusiasmo del colore rivivono in ogni sua opera: dal paesaggio, alla figura, alla natura morta. Il respiro dei suoi paesaggi è ampio, come la profondità degli orizzonti, le prospettive infinite ed evanescenti riflettono desideri di spazi interiori, liberi e liberati, pensieri profondi, sentimenti esplosivi.
I colori  a getto diretto, con tecniche diverse, ma quasi sempre frutto di attenta “ricerca” e delicata variazione, propongono opere sospese fra realismo ed espressività; fra angoscia e sogno.

I lavori pittorici più recenti esprimono nuove scelte stilistiche; nelle  tele, realizzate con la tecnica dell’olio a spatola, incentrate sul tema veristico emerge un’atmosfera di freschezza e libertà. Il vento, l’acqua, lo sforzo dell’uomo e delle vele,  tesi a controllare la violenza degli elementi,  uniti a  colori intensi stanno a significare la sensibilità dell’artista e la sua ricerca di fissare un momento di grande emozione.

Il desiderio di espressione si concretizza non solo nella formula pittorica, ma anche nella grafica, nell’incisione in particolare. Si trovano tra le opere dell’artista una serie di acqueforti in cui è mantenuto il valore e la particolarità del dettaglio figurativo.

La critica

Le opere pittoriche dell’artista Angelo Ariti sono caratterizzate dall’utilizzo della tecnica pittorica della spatola. Essa permette all'artista di stendere i colori sulla tela facendo assumere particolare corposità e profondità ai soggetti da lui proposti, essenzialmente archeologia industriale. Egli attraverso le sue opere ci rivela la natura di questi monumenti, le loro particolari strutture, la localizzazione storica. Soggetti legati al territorio, all’architettura, alla tecnologia, all’urbanistica e all’arte, ma anche al costume e alla vita sociale. L’artista ci rivela in questi ultimi lavori la padronanza tecnica basata soprattutto su un linguaggio sempre più articolato e sicuro.

Linguaggio che non solo si basa sulla dialogica spazio-volume, ma anche su formulazioni interiori da trasporre nella solida monumentalità dell’impianto pittorico. I suoi progetti spesso nascono da un’idea scaturita dai ricordi, coadiuvati talvolta da trasporti fotografici. Essa giunge a quelle forme offese dal tempo rivelandoci gli antichi gusci ormai svuotati delle loro macchine necessarie ai cicli della produzione. Osservando le sue opere appare evidente che la tecnica da lui utilizzata rispecchi la piena maturità raggiunta e la sua capacità di misurarsi con l’esistente. Le linee del tempo tracciate nella patina della memoria pittorica ritrovano nei suoi lavori le coordinate di una nuova realtà estetica.

Le sue opere non intendono glorificare il passato, bensì ricordare la caducità del tempo. E’ questa l’anima più remota che caratterizza la poetica espressiva di Angelo Ariti; un’anima che ha il soffio della passione della vita e che rivela non la forza ineluttabile del tempo, ma la duttilità infinita per la quale la sua arte si lascerà plasmare per ricreare antiche forme del passato delle estreme periferie delle città.

Ci pare di poter concludere che Angelo Ariti esprima quella interiore nobiltà, che gli è propria, con commossa partecipazione alla sacralità della vita. Le architetture industriali da lui proposte assumono l’aspetto di oggetti sacrificali. Come doni votivi rivolti non più ai lontani e forse definitivamente morti scheletri architettonici, ma piuttosto al sogno imperituro di restare vivi mediante il fare artistico. Un miraggio da raggiungere, un messaggio da consegnare.

Prof. Arch. Giampaolo Milazzo